L’arrivo di Netflix in Italia è il Big Bang di cinema e tv – di Federico Bagnoli Rossi -

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Si è tenuta mercoledì 9 dicembre presso la sede dell’ANICA la presentazione del libroNetflix in Italia e il Big Bang di cinema e Tv.

Il saggio, scritto da Stefano Zuliani, analizza lo scenario di settore dell’industria audiovisiva all’arrivo in Italia di Netflix, la principale piattaforma mondiale di Subscription Video-On-Demand. Attraverso un dialogo con alcuni tra i più importanti professionisti dell’industria, Zuliani si interroga in particolare se l’ingresso di questo importante player avvenuto il 22 ottobre scorso permetterà al mercato digitale di “sbocciare” definitivamente e che impatto avrà sulla filiera tradizionale e nel rapporto con le televisioni. Su questo e altri quesiti ho già scritto recentemente un articolo nel quale ho sostenuto come l’arrivo di Netflix e l’auspicata affermazione della distribuzione digitale completeranno un eco-sistema audiovisivo in cui tutti i canali di sfruttamento potranno “convivere” e continuare a svilupparsi in maniera complementare.

Come sottolineato a più riprese durante la presentazione, l’incremento dell’offerta legale è una delle iniziative fondamentali da sostenere anche in risposta al problema della pirateria. L’offerta legale sta diventando sempre più ampia e competitiva. Molti sono i consumatori che già hanno usufruito e utilizzano con regolarità questi servizi, ma è necessario altro tempo affinché l’utilizzo delle piattaforme legali diventi un’abitudine. Ben vengano pertanto anche le iniziative di promozione e le campagne di informazione. La stessa Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha individuato come prioritario, a fianco dell’attività di Enforcement, l’incremento e la promozione dell’offerta legale.

In occasione dell’uscita del libro ho voluto fare alcune domande all’autore sul tema, che riporto qui di seguito e che forniscono ulteriori spunti di riflessione.

L’arrivo di Netflix porterà ad un’affermazione definitiva della distribuzione digitale dei contenuti, cambiando le modalità di consumo degli utenti italiani? 
La diffusione di Netflix ai livelli già raggiunti negli USA o in UK vedrà forma in Italia solo molto gradualmente. Non siamo un paese dalle forti discontinuità; al contrario il sistema ed i consumatori finali si caratterizzano in linea di massima per grandi resistenze al cambiamento. Passare quindi da 50 anni di tv generalista (di cui 30 di duopolio) a modalità di consumo in forma di Video On Demand non è affatto banale. Infatti, sebbene varie offerte siano presenti sul nostro mercato già da diversi anni, solo il 50% della popolazione ha consapevolezza dell’esistenza del VOD, ed appena il 5% l’ha direttamente sperimentato. Ma l’americana Netflix ha dalla propria parte – oltre a consolidate capacità di marketing specifico in termini di profilazione dei clienti, reccomendation engine, promozione innovativa e user experience ottimizzata – la forza di produrre contenuti distintivi importanti e, soprattutto, la robustezza finanziaria che deriva da una capitalizzazione di mercato pari a circa 55 miliardi di dollari. In altre parole, hanno ossigeno in abbondanza per perseguire le proprie strategie anche in un mercato per molti aspetti sempre più competitivo.

Quale modello prevarrà? La scelta “alla carta” del VOD o la formula tramite abbonamento in S-VOD? 
I vincoli imposti dagli esercenti cinematografici in tema di finestre di sfruttamento dei titoli dopo l’uscita in sala hanno reso il TVOD-Transaction Video On Demand finora più interessante dello SVOD in termini di “freshness” dei film proposti. Ma la formula di consumo in abbonamento (SVOD-Subscription Video On Demand, un “all you can eat” con migliaia di titoli a disposizione) è quella che – ai bassi prezzi di 5-8€/mese cui è arrivato il mercato anche da noi – sarà in grado di fare breccia nel cuore e nel portafoglio degli italiani, nonché di rappresentare una concreta alternativa al diffuso fenomeno della pirateria.
Poi, quando il pubblico diventerà più esperto, è comunque immaginabile una qualche rilevanza del cosiddetto “cherry picking” da parte dei consumatori più esigenti che si approvvigioneranno dei content di loro maggiore interesse, one by one, su varie e diverse piattaforme distributive; il TVOD, la vendita “a la carte”, continuerà quindi ad avere ancora qualche spazio.

L’affermazione del VOD/S-VOD porterà ad un superamento della visione lineare del sistema radiotelevisivo? 
Il telespettatore italiano “passivo”, pantofole ai piedi e telecomando alla mano, è una realtà che resisterà ancora a lungo. Non a caso anche Sky, il principale player della pay tv, ha rivolto parte importante dei suoi investimenti alla tv lineare in chiaro (attraverso i canali Cielo, Mtv e SkyTg24 della tv digitale terrestre); dopo molto anni di presenza sul nostro mercato, non è infatti riuscita a superare la soglia dei 4-5 milioni di clienti paganti e, con l’arrivo dei nuovi player del pay, rischia di perderne una parte; un “mirror” della propria offerta premium anche su tv lineare è stato ritenuto di importanza strategica. Per gli italiani la tv è ancora un consumo di flusso, un rito collettivo; e questo è soprattutto vero per i moltissimi telespettatori anziani. Ma le giovani generazioni, i nativi digitali, sono già lontani da tale modello; abbiamo una delle più alte penetrazioni di smartphone e tablet, e la fruizione di video su web (e più in generale il tempo dedicato all’intrattenimento), per loro passa sempre più su quel tipo device.

 

Fonte [Huffpost]

 


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