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Le disposizioni dell’Agcom e la rinuncia dell’editore ai diritti di opzione

PUBBLICATO IL  luglio 20 -  Libri, News

Le case editrici del gruppo Mondadori-Rizzoli Libri stanno mandando ai loro autori le lettere di revisione dei contratti, come imposto dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm). I contratti di Bompiani, Marsilio e Sonzogno – che dovranno essere cedute comunque da Mondadori – rimangono invece invariati. Nelle lettere Mondadori-Rizzoli comunica la rinuncia per tre anni ai diritti di opzione, preferenza per il rinnovo e opere in raccolta sui contratti già firmati con gli autori, e non potrà inserire clausole di questo genere nei contratti futuri. È uno degli aspetti meno discussi ma forse più importanti contenuti nel provvedimento con cui il garante ha autorizzato l’acquisizione di RCS Libri da parte di Mondadori (qui il testo completo del provvedimento).

I diritti di opzione, preferenza per il rinnovo e opere in raccolta sono strumenti contrattuali utilizzati dalle case editrici per legarsi ai propri autori, senza dover sottoscrivere contratti per più di un libro. L’opzione è una specie di assicurazione: permette agli editori – dietro pagamento di una piccola cifra in aggiunta all’anticipo dato per un libro – di diminuire la propria quota di rischio riservandosi la decisione di continuare a pubblicare un autore solo dopo avere valutato i risultati di vendita del libro precedente. La rinuncia ai diritti di opzione non riguarda gli autori più venduti, che quasi sempre firmano contratti per più di un libro, ma avrà probabilmente effetti sui contratti futuri perché potrebbe spingere Mondadori-Rizzoli a fare contratti per più libri anche ad autori esordienti o non di primo piano, qualora intravedesse qualche potenzialità di vendita. La decisione del garante aumenta, cioè, il potere contrattuale degli autori e di conseguenza la quota di rischio e le spese dell’editore.

Il diritto di preferenza per il rinnovo assicura agli editori la possibilità di tenere un libro in catalogo dopo la scadenza dei diritti, che di solito durano dieci anni. Anche in questo caso la novità non riguarda gli autori con più mercato, che raramente concedono il diritto di preferenza, ma tutti gli altri: dopo dieci anni l’autore di un libro che ha venduto bene potrà decidere di ripubblicarlo con un nuovo editore o contrattare il rinnovo con Mondadori-Rizzoli, alzandone il prezzo. Qualcosa di simile riguarda i diritti sulle opere in raccolta con cui un editore compra la possibilità di pubblicare anche raccolte dei libri dei propri autori. Per i prossimi tre anni, chi ha pubblicato con Mondadori-Rizzoli sarà libero di pubblicare, per esempio, una trilogia dei suoi romanzi con qualsiasi altro editore.

La decisione del Garante provoca un’oggettiva apertura del mercato e avrà qualche impatto sulla situazione economica della casa editrice, ma la spingerà anche a impegnarsi in contratti più lunghi, con il possibile, paradossale, risultato di diventare più attraente per gli autori rispetto ad altri editori.

Fonte [ilpost.it]

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“Le aggravanti sentimentali” il nuovo romanzo di Antonio Pascale – Einaudi -

PUBBLICATO IL  febbraio 21 -  In Evidenza, Libri, News

Cosa può combinare un uomo, sulla soglia dei cinquanta, da solo in città mentre moglie e figli sono al mare? Per esempio, lasciarsi trascinare alla rocambolesca premiazione di un vecchio maestro del cinema, per poi infilarsi in lunghe discussioni – un occhio alla luna e uno alla birra – sul senso del tragico, la stabilità delle orbite planetarie, i sentimenti post lavatrice e la ricerca della felicità. Con lui, un gruppo di sgangherati amici: Giacomo che da promettente film-maker si è ridotto a consegnare le pizze; Paola che si sente «fuori mercato» a trentacinque anni e arriverà a tentare un gesto estremo; Luigi, artista affermato, che si caccia in una relazione pericolosa dietro l’altra. Nessuno di loro è davvero felice, per quanto si sforzi di vivere seguendo i propri sentimenti. Ma in fondo chissà quanta parte ha la volontà, e quanta il caso, nelle nostre vite. E, soprattutto, quanta parte ha l’amore. Sulla scia delle Attenuanti sentimentali, Antonio Pascale tratteggia con intelligenza e ironia il nostro tempo. Attraverso episodi esilaranti e digressioni tanto puntuali quanto svagate, ci colloca nel centro esatto del racconto, di fianco al suo protagonista cosí nevrotico e contemporaneo, cosí sentimentale e forse tragico, cosí simile a noi. «Sí, lo ammetto, a furia di contemplare il cielo la felicità era in notevole ritardo e gli eventi sentimentali, invece, sul punto di precipitare».

I 100 libri preferiti di David Bowie – Il Post -

PUBBLICATO IL  gennaio 18 -  Libri, Musica, News

Ci sono Dante e Omero, Don DeLillo, Francis S. Fitzgerlald, e la storia d’amore scritta da un duca italiano che ha ispirato “Heroes”

Dopo la notizia della morte di David Bowie – avvenuta domenica a causa di un cancro – si è scritto a lungo della sua musica, della sua importanza nel mondo della moda, del suo lavoro da attore e di alcune sue posizioni per i diritti delle minoranze. E poi c’è chi ha ritirato fuori la lista dei cento libri preferiti di Bowie, che aveva pubblicato lui stesso su Facebook nell’ottobre del 2013. Molti riguardano la storia della musica, come Mystery Train di Greil Marcus, considerato uno dei migliori libri sul Rock ‘n Roll. Ci sono alcuni classici della letteratura anglosassone come Rumore bianco di Don DeLillo, Fra le lenzuola e altri racconti di Ian McEwan, 1984 di George Orwell, Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald e Sulla Strada Jack Kerouac. Di italiani ci sono l’Inferno di Dante, Il Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, e Una tomba per un delfino, scritto dal duca Alberto Denti di Pirajno – che fu governatore di Tripoli in Libia durante il colonialismo – e pubblicato nel 1956: racconta la storia d’amore tra un soldato italiano e una ragazza somala durante la Seconda guerra mondiale e – stando all’autorevole biografia su Bowie scritta da Nicholas Pegg – Bowie la considerava «una storia d’amore magica e bella e ha in parte ispirato la mia canzone Heroes». Di seguito la lista ordinata dai libri più recenti ai più vecchi.

The Age of American Unreason (2008) di Susan Jacoby,
La breve favolosa vita di Oscar Wao (2007) di Junot Díaz, Mondadori
La sponda di Utopia (2007) di Tom Stoppard, Sellerio
Teenage: The Creation of Youth 1875-1945 (2007) di Jon Savage,
Ladra di Sarah Waters, Ponte delle grazie 2013
Processo a Henry Kissinger di Christopher Hitchens, Fazi 2003
Il gabinetto delle meraviglie di mr. Wilson (1999) di Lawrence Weschler, Adelphi
A People’s Tragedy: The Russian Revolution 1890-1924 (1997) di Orlando Figes,
The Insult (1996) di Rupert Thomson,
Wonder Boys (1995) di Michael Chabon,
The Bird Artist (1994) di Howard Norman,
Furoreggiava Kafka (1993 )di Anatole Broyard, Sylvestre Bonnard
Oltre il Brillo Box. Il mondo dell’arte dopo la fine della storia di Arthur C. Danto, Marinotti
Sexual personae: arte e decadenza da Nefertiti a Emily Dickinson di Camille Paglia, Einaudi
David Bomberg (1988) di Richard Cork,
Sweet soul music. Il rhythm’n’blues e l’emancipazione dei neri d’Americadi Peter Guralnick, Arcana
Le vie dei canti (1986) di Bruce Chatwin, Adelphi
Hawksmoor (1985) di Peter Ackroyd
Nowhere To Run: The Story of Soul Music (1984) di Gerri Hirshey
Notti al circo di Angela Carter, Corbaccio
Money di Martin Amis, Einaudi
Rumore bianco di Don DeLillo, Einaudi
Il pappagallo di Flaubert di Julian Barnes, Einaudi
The Life and Times of Little Richard di Charles White,
Storia del popolo americano: Dal 1492 a oggi di Howard Zinn, Il Saggiatore
Una banda di idioti di John Kennedy Toole, Marcos y Marcos
Interviste a Francis Bacon di David Sylvester, Skira
Buio a mezzogiorno di Arthur Koestler, Mondadori
Gli strumenti delle tenebre di Anthony Burgess, Rizzoli
Raw (rivista di grafica) 1980-91
Viz (rivista) 1979 –
I vangeli gnostici (1979) di Elaine Pagels, Mondadori
Metropolitan Life (1978) di Fran Lebowitz,
Fra le lenzuola e altri racconti (1978) di Ian McEwan, Einaudi
The Paris Review. Interviste (1977)
Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza (1976) di Julian Jaynes, Adelphi
Tales of Beatnik Glory (1975) di Ed Saunders
Mystery train. Visioni d’America nel rock (1975) di Greil Marcus, Editori Riuniti
Selected Poems (1974) Frank O’Hara
Before the Deluge: A Portrait of Berlin in the 1920s (1972) di Otto Friedrich
Nel castello di Barbablù (1971) di George Steiner, Garzanti
Octobriana and the Russian Underground (1971) di Peter Sadecky
The Sound of the City: The Rise of Rock and Roll (1970) di Charlie Gillete
Riflessioni su Christa T (1968) di Christa Wolf
Awopbopaloobop Alopbamboom: The Golden Age of Rock (1968) di Nik Cohn
Il maestro e Margherita (1967) di Mikhail Bulgakov, Fermento
Journey into the Whirlwind (1967) di Eugenia Ginzburg,
Ultima fermata a Brooklyn (1966) di Hubert Selby Jr., Feltrinelli
A sangue freddo (1965) di Truman Capote, Garzanti
Città di notte (1965) di John Rechy, Marco Tropea Editore
Herzog (1964) di Saul Bellow, Mondadori
Puckoon,  (1963) di Spike Milligan
The American Way of Death (1963) di Jessica Mitford,
Il sapore della gloria (1963) di Yukio Mishima, Feltrinelli
La prossima volta Il fuoco (1963) di James Baldwin, Feltrinelli
Arancia Meccanica (1962) di Anthony Burgess, Einaudi
Nel ventre della balena (1962) di George Orwell, Bompiani
Gli anni fulgenti di miss Brodie (1961), Muriel Spark, Adelphi
Private Eye, rivista satirica britannica pubblicata dal 1961
La via senza testa. Lo zen e la riscoperta dell’ovvio (1961), Douglas Harding, 1961
Silenzio, John Cage, 1961
Strange People (1961), Frank Edwards
L’io diviso (1960), R. D. Laing, Einaudi
All The Emperor’s Horses (1960), David Kidd
Billy Liar (1959), Keith Waterhouse
Il Gattopardo (1958), Giuseppe Tomasi Di Lampedusa, Feltrinelli
Sulla strada (1957), Jack Kerouac, Mondadori
I persuasori occulti (1957), Vance Packard
La stanza di sopra (1957), John Braine, Garzanti
Una tomba per un delfino (1956), Alberto Denti di Pirajno
The Outsider (1956), Colin Wilson
Lolita (1955), Vladimir Nabokov, Adelphi
1984 (1949), George Orwell, Mondadori
The Street (1946), Ann Petry
Ragazzo negro (1945), Richard Wright, Einaudi
The Portable Dorothy Parker (1944) di Dorothy Parker,
Lo straniero (1942) di Albert Camus, Bompiani
Il giorno della locusta (1939) di Nathanael West, et al. edizioni
Beano, (fumetto) 1938 –
La strada di Wigan Pier (1937) di George Orwell, Mondadori
Mr Norris se ne va (1935) di Christopher Isherwood, Einaudi
English Journey (1934) di J.B. Priestley
Infants of the Spring (1932) di Wallace Thurman,
Il ponte La torre spezzata (1930) di Hart Crane, Mauro Pagliai Editore
Corpi vili (1930) di Evelyn Waugh, Bompiani
Mentre morivo (1930) di William Faulkner, Adelphi
Il 42esimo parallelo (1930) di John Dos Passos, BUR
Berlin Alexanderplatz, (1929) di Alfred Döblin, BUR
Passing, (1929) Nella Larsen, Sellerio
L’amante di Lady Chatterley (1928) di D.H. Lawrence, Giunti
Il Grande Gatsby (1925) di Francis Scott Fitzgerald, Edizioni Clandestine
La terra desolata (1922) T.S. Eliot, BUR
BLAST (1914–15) di Wyndham Lewis
McTeague (1899) di Frank Norris
La storia della magia con un’esposizione chiara e precisa delle sue regole, dei suoi riti e dei suoi misteri (1896) di Eliphas Lévi, Edizioni Brancato
Canti di Maldoror (1869) di Lautréamont, Feltrinelli
Madame Bovary (1856) di Gustave Flaubert, Edizioni Clandestine
Zanoni (1842) di Edward Bulwer-Lytton, Ascoltalibri Edizioni
Inferno, da “La Divina Commedia”, (1308–21) di Dante Alighieri, Edizioni Clandestine
Iliade (800 A.C) di Omero, Infilaindiana edizioni

 

Fonte [ilPost]

Self-publishing – di Giacomo Papi -

PUBBLICATO IL  gennaio 18 -  Libri, Scrittura

Penguin Random House, la più grande casa editrice al mondo, ha vendutoAuthor Solutions, un servizio a pagamento – peraltro molto costoso – con cui autopubblicarsi: la decisione sancisce di fatto il ritiro di Penguin Random House dal mercato del self-publishing. Author Solutions è stata comprata dalla società finanziaria americana Najafi Companies, ma non sono stati resi noti i termini economici dell’accordo. Author solutions era stata acquistata da Pearson, il gruppo editoriale di cui fa parte Penguin Random House, il 19 luglio 2012 per 116 milioni di dollari. Nell’annunciare la cessione, Markus Dohl, l’amministratore delegato di Penguin Random House, ha detto: «Con questa vendita, ribadiamo il nostro focus sulla pubblicazione di libri attraverso i nostri 250 marchi editoriali in tutto il mondo, e che il nostro impegno è mettere in contatto i nostri autori e le loro opere con i lettori, ovunque essi si trovino». Penguin Random House annuncia, insomma, la decisione di tornare a fare libri soltanto nel modo tradizionale. Qualche mese fa anche HarperCollins, il secondo editore a livello mondiale, aveva chiuso il suo analogo sito Authonomy.com, la cui pagina oggi, appare abbastanza desolante. Potrebbero essere segnali della fuga dei grandi editori dal self-publishing dopo l’entusiasmo degli anni passati o per lo meno la dimostrazione che oggi la grande editoria non sa ancora come gestirlo.

L’acquisizione di Author Solutions nel 2012 aveva sollevato enormi polemiche: Penguin Random House fu accusata di inquinare il proprio marchio e fu anche oggetto di una causa negli Stati Uniti intentata da alcuni autori auto-pubblicati che la accusavano di avere lucrato sulle loro aspirazioni. Accedere ai servizi di Author Solutions, infatti, costava incomparabilmente più delle normali tariffe, anche migliaia di sterline. Se qualcuno decideva di spenderle era per il prestigio della casa editrice e la speranza di entrare nella sua orbita. In questo modo, Author solutions aggirava almeno in parte quelli che sono da sempre i grandi problemi nel rapporto tra editoria tradizionale e self-publishing: in primo luogo pubblicare autori senza averli prima selezionati significa perdere la garanzia di qualità su cui ogni casa editrice si basa e allontanare gli autori più importanti; il fatto poi che il self-publishing, per definizione, imponga testi non selezionati ed editati espone al rischio di pubblicare libri che hanno problemi legali, che istigano a compiere reati gravi o sono frutto di plagio. Ma passare dal self-publishing al co-publishing accentua i problemi di inquinamento di cui sopra.

Il self-publishing è esploso intorno al 2009 con il lancio dei primi lettori di eBook di massa, il Kindle di Amazon e il Nook di Barnes&Noble. Quando, subito dopo, gli eBook auto-pubblicati hanno cominciato a fare numeri importanti nei mercati di lingua inglese, i grandi editori se ne sono accorti e ci si sono buttati. Quella fase sembra terminata, anche in Italia. Per generare grandi numeri, e quindi profitti, i libri auto-pubblicati – elettronici o di carta che siano – hanno bisogno di un mercato esteso, come appunto quello in lingua inglese: secondo Nielsen nel 2015 il self-publishing sarebbe arrivato a una percentuale compresa tra 14 il 18 per cento dell’intero mercato del libro degli Stati Uniti. L’altro problema è che per essere letto un testo auto-pubblicato ha bisogno, più che di un editore tradizionale, di chi i libri su Internet  li distribuisce e di chi controlla i supporti su cui i libri vengono letti. Figure che spesso coincidono. Digitalbookworld calcola che Amazon produce oggi attraverso le suepiattaforme l’85 per cento circa dei titoli autopubblicati e che i maggiori siti di self-publishing siano legati agli eReader più diffusi: Wrintinglife al Kobo eSmashwords al Kindle di Amazon che, attraverso il Kindle Self-Publishing, dà anche la possibilità di fare promozioni e avere visibilità.

Non è un caso se il tentativo più serio da parte di Mondadori di avvicinarsi al self-publishing abbia coinciso con l’accordo con Kobo. L’idea del sito scrivo.me – lanciato nel 2013 all’epoca della direzione di Riccardo Cavallero e, oggi, in fase di pausa, per non dire di abbandono – era creare un social network della scrittura per avvicinare le esigenze degli aspiranti autori alle competenze già presenti nella casa editrice senza coinvolgere direttamente il marchio. Un altro tentativo, ma più estemporaneo, è stato messo in atto da Rizzoli insieme al Corriere della sera con il concorso YouCrime, lanciato nel 2013 come “il primo contest di co-publishing digitale al mondo“. Nonostante la pomposità dell’annuncio, non risulta che l’iniziativa abbia avuto alcun seguito oltre alla pubblicazione in formato eBook del romanzo vincitore, Ultimo volo per Caracas di Gabriele Santoni.

A parte questo, i grandi gruppi editoriali italiani si sono avvicinati al self-publishing offrendo una sponda fisica, cartacea, a chi sperava di pubblicare. È il caso del torneo letterario Io Scrittore lanciato nel 2010 dal Gruppo GeMs, e diIlMioLibro nato nel 2011 in collaborazione con Feltrinelli e di Libromania creato nel 2012 da DeAgostini e Newton Compton. È una strategia che non può essere etichettata come “editoria a pagamento” perché gli editori in questione offrono servizi senza partecipare ai profitti, ma che secondo molti coincide con la cosiddetta “vanity press”, perché è un modo di rispondere al desiderio diffuso di vedere un libro con il proprio nome per di più associato, anche indirettamente, al marchio di un editore conosciuto. Chi decide di pubblicare con uno di questi siti è alla ricerca di un editore, non intende essere l’editore di se stesso: vuole utilizzare le possibilità di pubblicazione aperte dal digitale come una strada per arrivare all’editoria tradizionale, su carta, attirato dai rarissimi esempi di bestseller nati in questo modo, i più clamorosi dei quali sono Cinquanta sfumature di grigio di E L James e After di Anna Todd, e in Italia Ti prego lasciati odiare di Anna Premoli e Prima di dire addio di Giulia Leyman.

Il self-publishing è molto di più – e insieme molto di meno – di questo.  La sua vera novità consiste nel fatto che l’autore non divide i diritti con un editore, ma segue il libro in tutte le sue fasi, dalla scrittura alla scelta di titolo e copertina, decidendo se tradurlo e in quali lingue, come distribuirlo, pubblicizzarlo e venderlo. Al momento riguarda quasi esclusivamente il digitale, ma presto potrebbe cambiare anche il modo di fare libri di carta, i cui costi stanno rapidamente calando. Negli Usa, dove il rapporto tra libri stampati ed elettronici è di 74 a 26, è già successo. Nel 2014 le vendite da self-publishing sono state stimate in 185 milioni di libri elettronici e 9 milioni stampati. I libri auto-pubblicati varrebbero il 18 per cento del mercato totale del libro negli Usa, percentuale che sale addirittura al 24 considerando solo la fiction per adulti. Secondoalcune stime è un mercato che potrebbe presto arrivare a 52 miliardi di dollari, il doppio di quello dell’editoria tradizionale americana. In Italia i dati  sono parziali e comunque molto distanti, ma alcuni segni farebbero pensare che – al di là dei casi clamorosi in classifica – il self-publishing abbia già oggi un peso economico importante e crescente. Per capire lo stato di salute degli eBook e, quindi indirettamente del self-publishing, esistono tre indicatori: i siti peer to peer (quindi i download pirata dei libri), i blog che fanno recensioni di titoli auto-pubblicati e i servizi editoriali dedicati che, in effetti, negli ultimi tempi hanno registrato un’esplosione.

Un altro indicatore potrebbe essere Streetlib, la più importante piattaforma digitale italiana per l’auto-pubblicazione, che ha chiuso il 2015 con un fatturato superiore ai 4 milioni di euro. Nei fatti si tratta del primo editore italiano di eBook: ha pubblicato 2.845 eBook nel 2013, 6.471 nel 2014 (quando si chiamava ancora Narcissus.me) e circa 15 mila nel 2015. AIE, l’Associazione Italiana Editori, dovrebbe rendere noti i dati in primavera, ma l secondo, intorno ai 5 mila libri, dovrebbe essere YouCanPrint (sempre digitale, a dispetto del nome, e comunque distribuito da Streetlib), il terzo Mondadori con circa 3.500 titoli pubblicati. Le condizioni economiche per auto-pubblicarsi con Streetlib sono semplici e uguali per tutti: all’autore va il 60 per cento del prezzo di ogni libro, il retailer – cioè Amazon, Ibs, Apple, Barnes&Noble, insomma chi vende il libro online – prende il 30 per cento, mentre Streetlib trattiene il 10 per la semplice pubblicazione. I servizi ulteriori – editing, copertina, correzione di bozze – hanno tariffe fisse e una tantum. Il costo dell’eventuale traduzione è concordato direttamente tra traduttore e autore, ma di solito – racconta Antonio Tombolini, fondatore e direttore di Streetlib –  è in linea con quelli pagati dalle case editrici tradizionali. Anche sulle traduzioni Streetlib prende il 10 per cento. «La cosa interessante è che incominciano a muoversi anche le lingue secondarie, non solo l’inglese. La gente decide di farsi tradurre anche in francese, tedesco o spagnolo. E sempre più spesso capita che il traduttore accetti di abbassare la sua tariffa, in cambio della partecipazione dei diritti sulle vendite estere» .

Streetlib lavora in pari misura con autori auto-pubblicati e con case editrici medie e piccole. Nell’ultimo anno, dice Tombolini, le vendite di eBook sono cresciute del 60 per cento, quelle di libri autopubblicati del 90%. «Ormai mi capita di firmare assegni anche di parecchie decine di migliaia di euro. Ci sono autori che scrivono tanti libri, lavorano sulla comunicazione e sulla promozione – cioè che davvero fanno gli editori di se stessi – e che guadagnano bene. Altri autori che hanno pubblicato con grandi editori, per la prima volta decidono di auto-pubblicarsi». Tombolini – che però non fa i nomi degli autori in questione – parla di guadagni del tutto in linea (anzi) con quelli dell’editoria tradizionale: «Nel 2015 l’autore che ha venduto di più con noi ha incassato 56mila euro. Nel 2015 oltre 100 autori hanno guadagnato più di 10mila euro. Nel 2015 l’ebook che ha venduto di più ha venduto 18mila copie».

Più dell’80 per cento dei libri pubblicati e venduti da Streetlib sono di narrativa di genere: thriller, gialli, romanzi rosa. Il prezzo medio di un libro di narrativa è 3 euro (mentre un eBook di un editore tradizionale costa oltre 3 volte di più). In maggioranza chi compra ha tra i 40 e i 55 anni. Probabilmente sono lettori che leggono molto e in serie, ma senza grande attenzione alla qualità letteraria. «Ma forse è una fase», dice Tombolini «sono convinto che i saggi, per esempio, abbiano potenzialità enormi, solo che la tecnologia non è ancora adeguata: Kindle, Kobo, Googleplay, Apple iBook non permettono, per esempio, di gestire bene note o bibliografie. Non esiste nulla di equiparabile all’mp3 per la musica, cioè a un formato standard leggibile su tutti i device. È su questo che i grandi gruppi editoriali dovrebbero spingere». E invece come si stanno muovendo? «Mi sembra alla cieca, come pugili suonati», dice, «la vera arma dei grandi editori era la distribuzione, ora che il digitale gliela sta portando via, non sanno più che cosa fare. Bisogna interpretare il self-publishing non in chiave antagonista o come strada alternativa, ma usarlo per imparare da capo a fare l’editore, un mestiere che – davanti a un’offerta crescente e sempre più indifferenziata – inevitabilmente finirà per diventare ancora più importante».

 

Fonte [ilPost]

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