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L’AMACA DI DOMANI – Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca

PUBBLICATO IL  agosto 6 -  In Evidenza, News

L’AMACA DI DOMANI

Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca

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di e con Michele Serra
regia di Andrea Renzi

Scrivere ogni giorno, per ventisette anni, la propria opinione sul giornale, è una forma di potere o una condanna? Un esercizio di stile o uno sfoggio maniacale, degno di un caso umano? Bisogna invidiare le bestie, che per esistere non sono condannate a parlare?
Le parole, con le loro seduzioni e le loro trappole, sono le protagoniste di questo monologo teatrale comico e sentimentale, impudico e coinvolgente nel quale Michele Serra apre allo spettatore la sua bottega di scrittura.
Le persone e le cose trattate nel corso degli anni – la politica, la società, le star vere e quelle fasulle, la gente comune, il costume, la cultura – riemergono dal grande sacco delle parole scritte con intatta vitalità e qualche sorpresa.
Dipanando la matassa della propria scrittura, Michele Serra fornisce anche traccia delle proprie debolezze e delle proprie manie.
Il vero bandolo, come per ogni cosa, forse è nell’infanzia.
Il finale, per fortuna, è ancora da scrivere.

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DATE


Ven 6 sett
| Monforte d’Alba – Festival “Attraverso”

Sab 9 nov | Verbania

Ven 15 nov | Torino – Teatro Colosseo

Mar 19 nov | Firenze Teatro Puccini

Mer 20 nov | Roma Teatro Brancaccio

Mar 10 dic | Savona

Sab 1 feb | Bergamo Teatro Creberg

Ven 21 feb | Forlì Teatro Diego Fabbri

Ven 13 mar | Assisi Teatro Lyrics

Sab 28 mar | Genova Teatro Politeama

Ven 3 e Sab 4 mag | Bologna Teatro Celebrazioni

12 – 17 maggio | Milano – Piccolo Teatro – Teatro Studio Melato

Gli sciacalli dell’immobilismo

PUBBLICATO IL  gennaio 11 -  In Evidenza, News

Pochi ricordano quando luce e gas non arrivavano in tutte le case e per certi viaggi l’alta velocità era solo un sogno. Le grandi opere non sono un mostro ma un’opportunità che ci ha cambiato la vita. Promemoria antideclinista per tornare ad avere fiducia nello stato e nel futuro.

C’era una volta un luogo dove le persone (una buona fetta della popolazione) non si fidava delle grandi opere e preferiva al contrario quelle piccole, anonime, soprattutto di fattura artigianale. C’erano delle ragioni precise che allontanavano le persone dalle grandi opere e le avvicinavano a quelle piccole. Fatto sta che sia le grandi sia le piccole opere erano viziate da una profonda sfiducia verso lo stato. Dunque, nello stesso tempo il singolo individuo, proprio perché non si fidava dello stato…

[Il Foglio]

Una guida per trovare la reincarnazione di Valentino Zeichen

PUBBLICATO IL  luglio 29 -  In Evidenza

di Edoardo Camurri 

Quando muore un cantante, un architetto, un attore, un regista, uno scrittore, uno stilista, un filosofo, un opinionista, un poeta, un politico, un professore, una qualsiasi figura pubblica di rilevanza, come la muta di formiche che ricopre la preda fresca fresca di morte, arrivano articoli finalizzati a trarne una lacrima, un sorriso, un bilancio, un ricordo, un compiacimento.

Ora che però Valentino Zeichen è morto, forse è arrivato il momento della vendetta della preda sulla muta dei mormoranti. Non conosco infatti persona più lontana da questa retorica, e comunque non c’era persona più fieramente avversaria della banalità ubiqua come Valentino Zeichen.

Per queste ragioni, questo pezzo si basa su un presupposto imprescindibile: sempre che Valentino Zeichen sia morto, cioè sempre che la morte sia possibile, Valentino Zeichen si è reincarnato in un’altra cosa. Intendo quindi ragionare, indagare e muovermi in direzione della Vita, non della morte, e avanzare ipotesi e spunti di ricerca per ritrovare Valentino Zeichen in altre manifestazioni che non siano più quelle adottate nella sua vita precedente: poeta, uomo molto bello, fiumano, locatario di baracca, camminatore romano, neomarziale petrarchesco.

1) Ora lo cercherei in un bambino che si diverte a scendere e a salire le scale, qualsiasi scala, come fanno i bambini che gattonano e che stanno imparando a camminare. Valentino era il più bravo percorritore di scale che io abbia mai conosciuto. In una sera in cui ci annoiavamo, appena individuata una rampa di scalini, è stato irresistibile: conosceva a memoria la tecnica di Fred Astaire per scendere le scale con effetto scenico: piedi di traverso, cioè longitudinali al gradino, mani alzate per equilibrio e per composizione dell’insieme posturale, sorriso perenne, un piede via l’altro, busto rivolto al pubblico.

2) Un altro campo di ricerca, non volendo trascurare nessuna forma vivente, verso la quale mi muoverei per trovare la reincarnazione di Valentino Zeichen, confidando anche nel suo amore per la scienza, è qualche organismo OGM; penso soprattutto a una nuova melanzana OGM capace di un superiore grado di spugnosità. Un nostro pranzo fu rovinato, rovinato, rovinato, lo dico tre volte, da un cameriere disgraziato e da un cuoco maledetto (maledetto, maledetto, maledetto, maledetto, maledetto, maledetto, maledetto) che ci portò tutto sorridente una parmigiana grondante di olio: quelle melanzane non ne potevano più. L’attenzione, la fatica intellettuale e morale che Valentino Zeichen mise contro questo pranzo corrispondevano a circa due terzi dell’attenzione e della fatica intellettuale e morale che la classe intellettuale italiana nella sua interezza riversa in una settimana nel commentare il paesaggio ditirambico dell’attualità.

3) Oltre alle melanzane ogm, ai bambini sulle scale, Valentino Zeichen potrebbe anche reincarnarsi in una modella di New York eroinomane. Non ne sono abbastanza sicuro, ma è una strada che non escluderei, considerando l’indole dispettosa degli dèi. Uno dei suoi film culto, ogni volta ne parlava con interesse crescente, è un capolavoro sovietico-israeliano-americano e indipendente e sgangherato e di fantascienza del 1982. Si intitola Liquid Sky, ed è la storia di un gruppo di modelle new wave di New York dedite all’eroina e al sesso che però, a un certo punto e a loro insaputa, vengono visitate da un disco volante della grandezza di un piatto di pasta che si nasconde sopra un armadio del loro appartamento di Manhattan; è abbastanza ovvio che questi marziani finiscono col nutrirsi delle endorfine prodotte durante gli orgasmi di queste ragazze. Valentino lo trovava un film bellissimo e sconvolgente e, dal giorno in cui lo vidi, io sono il primo a temere di reincarnarmi in una modella newyorkese.

4) L’ultima ipotesi di questa guida mi pare la più seria ed è la seguente e si basa sull’onomanzia; Zeichen in tedesco significa segno: segno come segno dei tempi, segno zodiacale, ma anche segno stradale, cartello stradale, Verkehrszeichen.

Ecco io immagino Valentino Zeichen reincarnato in un cartello di una linea di un autobus da percorrere freneticamente notte e giorno per tutti i tempi che verranno. Una linea immaginaria che tratteggia la tradizione poetica a cui Valentino apparteneva a pieno titolo e che con lui, oggi, si è in parte conclusa: la linea Petrarca–Zeichen.

Valentino Zeichen ne ha lasciato traccia, uno zeichen appunto, in una sua poesia, “Piazza…”: “Se di me sopravviverà un nulla / di qualche movimento / sarà il cognome / scritto all’estremo della tabella / di una linea d’autobus / a patto che un altro poeta / acconsenta che col suo nome / si intitoli l’altro capolinea / così da poterci scambiare / delle visite”.

Fonte [doppiozero.com]

“Le aggravanti sentimentali” il nuovo romanzo di Antonio Pascale – Einaudi -

PUBBLICATO IL  febbraio 21 -  In Evidenza, Libri, News

Cosa può combinare un uomo, sulla soglia dei cinquanta, da solo in città mentre moglie e figli sono al mare? Per esempio, lasciarsi trascinare alla rocambolesca premiazione di un vecchio maestro del cinema, per poi infilarsi in lunghe discussioni – un occhio alla luna e uno alla birra – sul senso del tragico, la stabilità delle orbite planetarie, i sentimenti post lavatrice e la ricerca della felicità. Con lui, un gruppo di sgangherati amici: Giacomo che da promettente film-maker si è ridotto a consegnare le pizze; Paola che si sente «fuori mercato» a trentacinque anni e arriverà a tentare un gesto estremo; Luigi, artista affermato, che si caccia in una relazione pericolosa dietro l’altra. Nessuno di loro è davvero felice, per quanto si sforzi di vivere seguendo i propri sentimenti. Ma in fondo chissà quanta parte ha la volontà, e quanta il caso, nelle nostre vite. E, soprattutto, quanta parte ha l’amore. Sulla scia delle Attenuanti sentimentali, Antonio Pascale tratteggia con intelligenza e ironia il nostro tempo. Attraverso episodi esilaranti e digressioni tanto puntuali quanto svagate, ci colloca nel centro esatto del racconto, di fianco al suo protagonista cosí nevrotico e contemporaneo, cosí sentimentale e forse tragico, cosí simile a noi. «Sí, lo ammetto, a furia di contemplare il cielo la felicità era in notevole ritardo e gli eventi sentimentali, invece, sul punto di precipitare».

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