L’ESPRESSO del 25 agosto 2011 

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Rivoltosi consumisti
 
Uno ha ingoiato un quarto di bue rubato nella macelleria all’angolo. Un altro ha fregato dodici ventilatori. Poi c’è quello che è stato arrestato mentre stava provando i vestiti nel negozio da saccheggiare
 
La rivolta giovanile nei sobborghi inglesi, e presto nelle principali metropoli occidentali, ha i suoi leader e i suoi eroi. Ecco i più rappresentativi.
 
Kadir McIntosh. Figlio di uno scozzese e di una bengalese, a soli diciotto anni è diventato il leader indiscusso della rivolta nel suo quartiere, guidando l’assalto a un emporio di elettrodomestici e portandosi a casa dodici ventilatori.
 
Ha diffuso con il suo iPhone migliaia di sue foto mentre si rinfresca circondato dai dodici ventilatori, ai quali cambia posizione ogni giorno per diffondere immagini sempre nuove e conquistare sempre nuovi fan. Deve però fronteggiare una fronda di oppositori che sostengono sia possibile radicalizzare la rivolta e alzare il livello politico dello scontro, rubando tredici ventilatori.
 
Nick Ouagadou. Figlio di una inglese e di un camerunese, il giovanissimo rivoltoso ha svaligiato un negozio di iPhone riprendendo la scena con il suo iPhone rubato. Ha poi costretto il commesso a riprenderlo con uno degli iPhone mentre lui riprendeva il commesso che lo stava riprendendo, e così via per tutto il pomeriggio finché ha potuto riprendere il proprio arresto da parte della polizia. Tutta la vicenda è in rete, e Nick, nel carcere di Brighton, ha già ripreso con il suo iPhone un secondino mentre sta guardando sul suo iPhone le immagini di Nick che lo riprende.
 
Alì Ramon Hu. Figlio di una tunisina, di un ecuadoriano e di un cinese, ha assaltato e svaligiato una gioielleria ma, travolto dall’entusiasmo, ha mangiato i gioielli trafugati, per un valore di trecentomila sterline, dopo averli cosparsi di ketch-up. Depositato dai genitori nel caveau di una banca, è diventato un punto di riferimento per i teenager di Londra mettendo in Rete le sue immagini mentre trattiene ostinatamente le feci in segno di sfida.
 
David Dummy. Tra i ragazzi del suo quartiere si sentiva emarginato a causa delle sue origini: entrambi i genitori sono di Bristol, per giunta dello stesso isolato. Nazista a quattordici anni, a quindici rinuncia perché non riesce a disegnare correttamente una svastica. Diventa poi hooligan di una squadra di terza divisione ma durante l’unica rissa da stadio di tutta la stagione è a casa con l’influenza.
 
La sua fama, nei giorni della rivolta, è dovuta a un video che ha fatto il giro del mondo in Rete: saccheggiando un negozio di abbigliamento, mentre i suoi compagni fuggono con le braccia piene di felpe, lui si attarda in camerino per provare con cura gli indumenti prima di rubarli, per essere certo che siano della sua misura. Sta scrivendo le sue memorie in cella, ma non sa ancora se riuscirà ad arrivare a cinquanta battute per mandarle su twitter.
 
Nick Pantagruel. Forse di remote origini francesi, a soli sedici anni, puntando anche su un’eccezionale stazza fisica, ha guidato la sua gang al vittorioso assalto della macelleria all’angolo, arrivando a ingoiare un quarto di bue intero ancora congelato, con la tecnica dell’anaconda.
 
E’ nascosto da un mese, per digerire, in un tombino di Tottenham dal quale trasmette con il suo iPhone le fotografie del suo enorme ventre, diventato un culto tra i ragazzi del movimento. Per emulazione, molti suoi coetanei mangiano tutto quanto capita loro a tiro, dai televisori al plasma alle batterie d’auto.
 
Charles Fontleroy. Rampollo ribelle di una delle famiglie più nobili del Regno Unito, ha partecipato alla rivolta giovanile ma su posizioni orgogliosamente tradizionaliste. Ha preso d’assalto da solo una cappelleria d’epoca, fornitrice della Casa Reale, trafugando un berretto da polo e un cappello da ammiraglio. Bloccato sulla porta dal commesso, che lo ha aspramente rimproverato per il gesto riprovevole, ha pagato con la carta di credito appena rubata al padre. 

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