L’ESPRESSO del 4 agosto 2011 

  di   0   0
Paese che vai panico che trovi
 
I mercati finanziari mondiali sono minacciati da nuove crisi. Dalla Russia a Marte, dal Barango a Smeraldia le agenzie di rating e gli investitori trovano motivi di scontento. E le Borse si spaventano
 
La catastrofe della finanza pubblica negli Stati Uniti è stata evitata grazie a un ingegnoso accordo politico tra democratici e repubblicani. L’accordo stabilisce che la parola "bancarotta" va sostituita con il termine "qualche momentanea difficoltà". Nuove crisi, nel frattempo, incombono, minacciando di scatenare il panico nelle Borse mondiali.
 
Barango. Un’ispezione del Fondo monetario internazionale nella piccola Repubblica caraibica ha permesso di scoprire che il tesoro pubblico ammonta sì a 300 miliardi di dollari, ma in banane. I titoli di Stato baranghesi sono precipitati innescando una reazione a catena. Panico nelle Borse. Il panico si è attenuato solo quando ci si è resi conto che tutti i Bot di Barango erano nelle mani di un solo investitore, che ha rassicurato i mercati spiegando che vive con la pensione dell’anziana madre e gioca in Borsa solo per divertimento.
 
Russia. Una settimana dopo la caduta del comunismo, l’immenso patrimonio di risorse naturali, petrolio, miniere, armamenti, cereali, legname è caduto nelle mani di una dozzina di mafiosi che hanno investito tutto in squadre di calcio e mignotte. Secondo l’autorevole Moody’s il bilancio non è buono perché in vent’anni la mafia russa, con una ventina di squadre a disposizione, ha vinto appena una Coppa Uefa e le mignotte, a furia di ingozzarsi di ostriche e fois gras, sono diventate obese e impresentabili. Scarso, per fortuna, l’impatto di questo disastro economico sulla società russa, che era abituata alla fame anche prima e dunque non si accorge della differenza. Le Borse hanno deciso comunque di adottare una forma prudenziale di panico.
 
Nullistan. Il Nullistan ha un unico abitante che emette un unico titolo di Stato e coltiva un orto di cavoli, con i quali si sfama. Ogni anno il titolo di Stato frutta dieci centesimi che vengono reinvestiti nell’orto aggiungendo un nuovo cavolo, e così via. Un circolo virtuoso che rischia di mandare all’aria la finanza mondiale, che si regge, per antica tradizione, solo su circoli viziosi. Per questo ogni anno, quando viene reso pubblico il bilancio del Nullistan, si scatena il panico nelle Borse.
 
Smeraldia. Con le sue cupole dorate che sbucano d’improvviso dal folto della giungla, il regno di Smeraldia è il più ricco del pianeta. Forzieri ricolmi di pietre preziose e fontane che zampillano champagne sono a disposizione di ogni cittadino. Ma un ispettore di Moody’s, essendosi trovato male in un ristorante della capitale, ha tolto una forchetta al bilancio annuale di Smeraldia scatenando il panico nelle Borse mondiali.
 
Italia. La metà della popolazione è composta da dipendenti pubblici, l’altra metà da evasori fiscali. Come pagare lo stipendio alla prima metà, se la seconda non versa denaro nelle casse dello Stato? Finora lo Stato ha provveduto pagando di tasca sua e accumulando un debito pubblico astronomico, pari a 100 mila euro per abitante compresi i neonati, gli animali domestici e le mucche. Moody’s ha declassato l’Italia fino alla categoria "A meno meno meno", usata solo una volta nella storia per il bilancio di Atlantide. La situazione è disperata ma dà luogo al fenomeno, unico al mondo e assai apprezzato dai turisti, del panico di Borsa sceneggiato: in piazza Affari impiegate scarmigliate urlano e si strappano i vestiti di dosso, broker si lanciano dalle finestre maledicendo il santo patrono, investitori di opposte tendenze si affrontano in duelli rusticani all’arma bianca.
 
Marte. Non essendoci vita, non esiste un bilancio dello Stato. Nonostante questo Moody’s ha deciso di declassare, per puro divertimento, i conti pubblici marziani. Panico nelle Borse, che però è passato inosservato essendosi aggiunto a precedenti panici. 

Post Recenti

L’AMACA DI DOMANI – Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca

L_amacadidomani_webL’AMACA DI DOMANI Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca ___ di e con Michele Serra regia di Andrea Renzi Scrivere ogni giorno, per ventisette anni, la propria opinione sul giornale, è una forma di potere o una condanna? Un esercizio di stile o uno sfoggio maniacale, degno di un caso umano? Bisogna invidiare […]

Leggi l'articolo →

Gli sciacalli dell’immobilismo

1546865127304_1546865142.jpg--gli_sciacalli_dell_immobilismoPochi ricordano quando luce e gas non arrivavano in tutte le case e per certi viaggi l’alta velocità era solo un sogno. Le grandi opere non sono un mostro ma un’opportunità che ci ha cambiato la vita. Promemoria antideclinista per tornare ad avere fiducia nello stato e nel futuro. C’era una volta un luogo dove […]

Leggi l'articolo →

The Life After

150519125822-david-letterman-graphic-exlarge-169I knew it was going to be bad for me when David Letterman retired, but I didn’t know it was going to be this bad. The first week, I pretended that he was on vacation—he did go on a lot of vacations. Not that he didn’t deserve them. He worked so much and for so […]

Leggi l'articolo →

Un articolo di Christian Raimo di qualche tempo fa che vale la pena rileggere

logofestivalPerché c’è bisogno di un populismo di sinistra Due mesi fa, quest’estate, ho assistito a Londra a una giornata della campagna elettorale di Jeremy Corbyn alla Union Chapel. Tra le molte cose (belle) che mi hanno sorpreso ne ho appuntate mentalmente un paio. La prima è che l’intervento finale di Jeremy Corbyn durava da programma venti […]

Leggi l'articolo →

Non bastano la buona volontà di chi ci lavora da vent’anni e un editore virtuoso: “Lo straniero” chiude

LOGODopo venti anni di attività la rivista “Lo straniero” cesserà le pubblicazioni con il numero doppio di fine anno. Di seguito la lettera del direttore Goffredo Fofi in cui spiega le motivazioni della sua decisione. “Lo straniero” ha vent’anni, e vent’anni per una rivista sono tanti. Nel Polonio dei letterati, un saggio dei primi anni quaranta […]

Leggi l'articolo →

thoughts on this post

Torna all'inizio