I nodi al pettine del copyright – di Andrea Capocci -

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Proprietà intellettuale. Il futuro prossimo del copyright. Un incontro a Roma.

di Andrea Capocci

Talvolta il caos proviene dall’assenza di regole. Ma se le norme sono troppe e troppo complicate, si può raggiungere lo stesso risultato, e con maggiore fatica. Nel caso del diritto d’autore, siamo nel secondo scenario. È quanto emerso da un incontro al Teatro dell’Angelo di Roma lunedì 18 febbraio. Il lungo elenco dei partecipanti era qualificato per discuterne, con autori del calibro di Michele Serra e Luca Sofri, rappresentanti di Siae (autori) e Imaie (interpreti), deputati, editori, giuristi e avvocati specializzati. L’iniziativa è nata dalla Società Per Autori di Arianna Tronco, agente di artisti e autori tra i più rispettati (e temuti) nell’ambiente.

Orientarsi nelle norme, che risalgono al 1941, e nella contrattualistica che stabiliscono i rapporti tra autori, editori e pubblico, non è facile nemmeno per gli addetti ai lavori. Eppure, è un momento piuttosto «caldo» e chi si distrae è perduto. Entro la primavera, l’Italia dovrà ratificare la direttiva europea del 2014 sul diritto d’autore che prende il nome dal suo promotore, l’ex-commissario per il mercato interno Michel Barnier. La direttiva propone una piccola rivoluzione nel mondo della produzione culturale. Il mercato del diritto d’autore, in cui oggi Siae e Imaie sono monopolisti di fatto, sarà liberalizzato. Inoltre, forme di tutela più flessibili dovranno essere adottate, a partire dalle licenze Creative Commons che garantiscono, oltre al diritto d’autore, anche il diritto di accesso da parte dell’utente. Sullo sfondo, Internet e i media digitali, che in un paio di decenni hanno reso obsoleto il modello di business tradizionale di chi produce musica, cinema e televisione.

Più che sul futuro da progettare, però, molti interventi si sono soffermati sul presente che scontenta tutti. C’è chi, come Michele Serra, teme l’ideologia della gratuità secondo cui grazie al web tutto è disponibile a tutti: come si può trarre un reddito da un prodotto regalato? Anche gli autori minori, però, non si sentono rappresentati dalla Siae. Proprio Arianna Tronco ha sottolineato le carenze dell’attuale regime. «Molti pagano alla Siae più di quello che incassano dai propri diritti. Forse le norme sono state scritte pensando solo ai grandi nomi». Paolo Agoglia e Andrea Micciché, rappresentanti di Siae e Imaie, si sono difesi, negando che la liberalizzazione sia la panacea. «C’è il pericolo che nasca una giungla di soggetti piccoli in cui salta qualunque regola», ammette Tronco. Ma la colpa è anche degli autori: «Gli sceneggiatori statunitensi, otto anni fa, hanno scioperato per mesi e vinto la loro battaglia, dimostrando la propria forza contrattuale. In Italia sono poco uniti e informati». Il risultato, come ha raccontato il paroliere di Crozza Andrea Zalone, è che a La7 fino a poco tempo fa gli autori cedevano alla rete gran parte dei loro diritti. Le cose sono cambiate solo quando, con due big come Fazio e Saviano, gli autori hanno avuto il coltello dalla parte del manico. Come si possono scrivere regole che proteggano tutti? Tronco: «Ascoltando di più gli autori. In Italia si fanno le regole senza di loro».

A difendere i diritti degli utenti, invece, ci ha pensato Carlo Blengino, avvocato specializzato nella difesa di «pirati» informatici — anche se «non ne ho mai visto condannare uno» — e ricercatore al Nexa Center di Torino. Secondo lui, il mondo è cambiato ma il diritto d’autore è rimasto indietro. «Remuneriamo ancora gli autori con le tasse sui cd-rom» mentre nei computer non c’è nemmeno più il buco in cui infilarli. «Non criminalizziamo la gratuità — aggiunge. Chi scarica da Internet spesso rimedia alla difficoltà di accesso a contenuti altrove disponibili da anni, si pensi a Netflix, il canale televisivo via Internet che, dopo anni di successo americano, oggi è visibile anche in Italia, con un’offerta ridotta». Anche il bocconiano Guido Guerzoni ha posto l’accento sull’accesso. Mentre tutti discutono di come farsi pagare, lui ha ricordato che nella legge italiana sul copyright manca invece una vera disciplina del fair use, l’uso «equo» che permette di utilizzare liberamente musica, immagini, testi per scopi non commerciali o didattici. E il futuro? È un’incognita per tutti.

Anche se il potere d’acquisto di Michele Serra non preoccuperà il lettore, il tema non va trascurato. In primo luogo, perché non tutti gli autori sono vip da prima serata, anzi. L’industria culturale nel capitalismo avanzato ha cessato di essere un passatempo per le élite e si regge sul lavoro di maestranze poco rappresentate e tutelate, come insegnano le frequenti e puntuali inchieste di Roberto Ciccarelli sul Manifesto. In secondo luogo, le norme sul diritto d’autore regolano di rimbalzo anche il diritto degli utenti, con conseguenze che lambiscono settori socialmente rilevanti come l’informazione e l’istruzione. Garantire allo stesso tempo la produzione di cultura di qualità e una sua fruizione più ampia possibile è dunque uno dei requisiti di un modello di sviluppo davvero «sostenibile».

Fonte [il Manifesto]

http://ilmanifesto.info/i-nodi-al-pettine-del-copyright/


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